sabato, Novembre 23 2024

La mononucleosi è una malattia virale piuttosto diffusa tra la popolazione: si stima che il 90% circa delle persone al di sopra dei 35 anni d’età abbia sviluppato gli anticorpi contro tale patologia, il che significa che l’ha contratta ed è diventato immune (si può essere colpiti una sola volta nella vita). Una delle particolarità della mononucleosi, è che essa si manifesta in modo molto lieve se contratta durante l’infanzia, mentre diventa più problematica se colpisce nell’adolescenza o da adulti.

La mononucleosi, conosciuta anche come “malattia del bacio” (in seguito vedremo perché), prende il nome dalla particolare forma che i globuli bianchi assumono durante il decorso della stessa, in quanto l’azione del virus li modifica.

Le cause della mononucleosi

In Occidente la mononucleosi si contrae principalmente da bambini, periodo della vita in cui essa è meno aggressiva e passa spesso inosservata; non è raro che la si possa confondere con una banale influenza. Tra i giovani e gli adulti, il virus si trasmette in genere tramite la saliva (da qui l’espressione “malattia del bacio”), e presenta sintomi più marcati.

Una volta penetrato nell’organismo, il virus si moltiplica nei linfociti, globuli bianchi mononucleati (la mononucleosi si caratterizza per l’aumento del numero dei globuli bianchi mononucleati nel sangue, la cosiddetta iperlinfocitosi).

Il periodo di incubazione varia dalle 2 alle 6 settimane.

Di solito la malattia esordisce con febbre mediamente elevata (38-39 °C), accompagnata da persistente cefalea, stanchezza molto intensa (astenia) e da un’angina rossa.

Mononucleosi: i sintomi

Ma come ci si accorge di avere la mononucleosi? Come si capisce di esserne stati colpiti? All’inizio, quando esordisce, è fin troppo facile scambiare la mononucleosi per una semplice influenza, essendo i sintomi praticamente gli stessi: febbre, mal di gola (in genere forte), brividi di freddo, astenia, mal di testa e dolori muscolari.

Dopo 12 giorni però, anche se non sempre, possono comparire altri sintomi, più specifici, che sono: linfonodi ingrossati, in particolari quelli di collo, ascelle e inguine, ittero (colorazione giallastra di occhi e pelle), eruzioni cutanee simili a quelle causate dal morbillo, formazione di lividi all’interno della bocca, dolore all’addome in corrispondenza della milza, dovuto all’ingrossamento di quest’ultima, ingrossamento delle tonsille (se ci sono).

L’elemento più importante per una diagnosi quasi certa della mononucleosi è l’ingrossamento dei linfonodi; essi fanno male se li si tocca e sono ben mobili sui piani superficiali e profondi. L’evidente splenomegalia (ingrossamento della milza), che si associa al sopra menzionato quadro linfonodale generale, è anch’essa di fondamentale importanza per la diagnosi.

Più raramente si constata un ingrossamento del fegato.

Il quadro ematologico, come accennato in precedenza, è caratteristico in quanto dominato da una leucocitosi con comparsa di un gran numero di forme linfocitiche alterate molto uniformi (quadro ben diverso da quello che si riscontra in caso di leucemia) dette appunto “”monociti”” anche se in realtà di monociti non si tratta.

Una diagnosi certa di mononucleosi è quindi possibile in base alla sintomatologia, all’esame morfologico del sangue e alla ricerca degli anticorpi contro il virus di Epstein e Barr (il cosiddetto “monotest”).

Se avvertite uno o più dei suddetti sintomi da giorni, rivolgetevi al medico; se siete colpiti da un intenso ed improvviso dolore addominale, potrebbe trattarsi di rottura della milza, pertanto fatevi accompagnare immediatamente al più vicino Pronto Soccorso.

Come prevenire la mononucleosi

Si può prevenire la mononucleosi? Come già detto, essa si contrae frequentemente tramite la saliva, un dato di fatto di cui prendere atto ma che non sempre è aggirabile. E poi c’è lo stress, che alla lunga indebolisce il sistema immunitario e rende maggiormente soggetti all’attacco di virus e batteri.

Molti studi sugli effetti dello stress sull’organismo umano, inteso come insieme di corpo e mente, hanno dimostrato che numerose tecniche in grado di ridurre lo stress (biofeedback, ipnoterapia, meditazione e immaginazione guidata, yoga, ginnastica dolce, meditazione ecc.) possono efficacemente aiutare a rinforzare le nostre naturali difese. Praticare queste tecniche può quindi rendere più difficile ammalarsi di mononucleosi (e altre patologie) e più veloce la guarigione nel caso si venga colpiti.

Alimentazione: cosa mangiare e gli alimenti da evitare in caso di mononucleosi

Una dieta sana ed equilibrata, adeguata al proprio stato, può facilitare e velocizzare la guarigione dalla mononucleosi.

I cibi consigliati sono:

  • frutta e verdura;
  • buone fonti di proteine come i formaggi non grassi e i legumi;
  • cibi semplici, freschi, poco calorici e senza intingoli.

Da evitare invece:

  • cibi ricchi in grassi saturi;
  • proteine animali,
  • zucchero (quindi anche i dolci raffinati);
  • cibi troppo elaborati, grassi, pesanti e difficili da digerire, poiché “ingolfano” il processo digestivo ed indeboliscono il sistema immunitario.

Quando si è colpiti da mononucleosi, può rivelarsi utile un’integrazione vitaminica da farsi prescrivere da un medico.

Mononucleosi: rimedi naturali e consigli utili

La medicina tradizionale affronta la mononucleosi con il paracetamolo e l’acido acetilsalicilico (Aspirina), oltre che con il riposo a letto; di solito dopo qualche giorno la malattia guarisce senza complicazioni, anche se l’astenia può restare per diversi mesi.

Esistono anche alcune cure alternative per sconfiggere la monucleosi, più naturali, ma altrettanto valide.

Tra queste:

  • aromaterapia, secondo cui sono efficaci gli oli essenziali di lavanda, eucalipto, menta piperita e bergamotto; se ne sciolgono poche gocce nell’acqua del bagno;
  • erbe cinesi, bevete 3 volte al giorno un infuso a base di ginseng cinese o ginseng americano;
  • fitoterapia, bevete 3 volte al giorno una tisana a base di echinacea e uno a base di calendula.

Per far abbassare la febbre associata alla mononucleosi, bevete invece un infuso preparato con fiori di sambuco o achillea, sempre 3 volte al giorno.

Potete anche assumere, perché sono altrettanto efficaci, 24 ml di tintura di entrambe le erbe, sempre 3 volte al giorno. Per dare un aiuto al sistema linfatico, usate 3 volte al giorno una tisana a base di Galium aparine e uno a base di indaco selvatico.

Sortiscono lo stesso effetto 24 ml di tintura di Galium aparine o 1 ml di tintura di indaco selvatico, sempre 3 volte al giorno. Se ansia e depressione accompagnano la mononucleosi, provate l’iperico o la verbena.

La verbena è raccomandata anche per l’ittero, che può essere una complicanza della mononucleosi.

Preparate un infuso con entrambe le erbe e bevetelo 3 volte al giorno, oppure assumete queste erbe in forma di tintura: da 1 a 4 ml di iperico, da 2 a 4 ml di verbena, sempre 3 volte al giorno.

Per quanto riguarda l’omeopatia, il rimedio adatto alla mononucleosi deve essere formulato in base alle personali esigenze del soggetto: interpellate un omeopata esperto.

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