Il rafano è una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle Brassicacee come le rape, i cavolfiori e i broccoli, originaria dell’Asia, la sua radice è nota per le proprietà medicinali ed è utilizzata come ingrediente in molte ricette in cucina.
È conosciuto anche col nome di cren o barbaforte, ha un sapore acre, pungente, leggermente piccante e soprattutto fortemente aromatico e balsamico, paragonabile a quello della senape, e da non confondere con lo zenzero.
Sommario:
Caratteristiche generali del rafano
Il rafano può raggiungere il metro di altezza, ha foglie ondulate e dentellate, mentre i fiori hanno un colore che varia dal bianco violaceo al giallastro.
La radice (che in realtà sarebbe il fusto) si presenta carnosa, dalla polpa giallastra o bianca con la buccia ruvida e scura (la varietà giapponese è verde) ed è quella che si usa per ottenere il wasabi. Si raccoglie in autunno, ma la pianta deve aver già compiuto due anni.
Valori nutritivi del rafano
La radice di rafano è ricca d’acqua (95%), è presente il 3% di fibre, vitamine idrosolubili come la vitamina C, alcune del gruppo A e B, Sali minerali (calcio, fosforo, ferro, magnesio, sodio e potassio).
Sono presenti resine, fenoli e cumarine, e tra i principi attivi ci sono diversi tipi di glucosinolati e di fitocomposti con proprietà antiossidanti e antitumorali, che danno alla radice anche il suo caratteristico sapore piccante. L’apporto calorico è molto basso: solo 48 kcal per 100 grammi.
Vediamo più nel dettaglio la composizione di questa radice:
- minerali: calcio, magnesio, sodio, zolfo, ferro e fosforo;
- vitamine: vitamina A, C, B2, B3, B5, B6 e B1;
- glucosinati: gluconasturtiina, singroside e glucoclearina;
- glicoli dell’olio di senape;
- beta-carotene;
- luteina;
- zeaxantina;
- oli volatili: solfocianato di allile, solfocianato di fenilproprile, solfuro di diallile;
- acidi grassi: omega 3 ed omega 6;
- cumarine, fenoli e resine.
Proprietà e benefici del rafano
Il rafano è da sempre utilizzato come rimedio naturale per trattare diversi disturbi, in particolare, è molto usato per stimolare la digestione, regolare l’intestino e favorire l’espulsione dei gas di fermentazione. Ha ottime proprietà antibatteriche e antibiotiche grazie alla presenza del solfuro di allile, utile, impedisce la proliferazione di virus e batteri.
Ecco tutte le altre proprietà benefiche:
- proprietà depurative, in quanto stimola la diuresi, contrasta perciò la ritenzione idrica e ripulisce l’organismo dalle tossine;
- proprietà antinfiammatorie, protegge le vie aeree e le vie urinarie prevenendo anche la formazione di calcoli;
- proprietà antiossidanti, aiuta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento;
- proprietà cardiovascolari, migliora la circolazione, l’afflusso sanguigno quindi è un buon regolatore della pressione e migliora l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo;
- proprietà fluidificanti, efficace contro il catarro;
- proprietà analgesiche e rafforzanti del sistema immunitario.
Anticamente il rafano veniva utilizzato per curare lo scorbuto, grazie al suo alto contenuto di vitamina C.
Il rafano è utile anche contro: i dolori reumatici, l’herpes labiale, le contusioni, le infiammazioni del nervo sciatico, la stanchezza, lo stress, l’aumento della glicemia e la decalcificazione delle ossa.
Inoltre, sembra essere un buon aiuto naturale per chi vuole perdere peso perché, come per tutti gli alimenti piccanti, anche il rafano accelera il metabolismo e favorisce lo smaltimento dei grassi in eccesso.
Le controindicazioni del rafano
La radice di rafano non deve essere consumata da chi ha problemi gastrici, in particolare, chi soffre di ulcere, bruciori e disturbi renali.
Non è indicata nemmeno per gli ipotiroidei a causa dei glucosinolati che interferiscono inibendo l’attività della tiroide, alle donne in gravidanza e ai bambini.
Un consumo eccessivo di rafano può provocare i seguenti effetti collaterali:
- lacrimazione;
- irritazione delle congiuntive;
- stanchezza;
- mal di testa;
- tosse.
Utilizzi in cucina del rafano
Il rafano è molto usato in cucina per dare un sapore più deciso ai piatti, ma la radice può anche essere consumata fresca, appena grattugiata, oppure tagliata a julienne e condita con un filo d’olio e del limone.
Il sapore acre e pungente, un misto di dolce e piccante, ricorda molto la senape e può, quindi, essere utilizzato come sostituto in piatti e ricette che prevedono l’utilizzo di quest’ultima.
Per mantenere intatte le proprietà nutritive, il rafano va consumato subito, oppure, in alternativa, si può conservare in frigorifero sotto aceto per non più di sei mesi. In Italia, è molto presente nelle ricette della cucina triestina, mentre in Basilicata, la radice grattugiata è un ingrediente tipo della rafanata materana, una sorta di frittata alta della città di Matera.
Si possono consumare anche le foglie giovani e tenere della pianta in insalate o nelle zuppe. Una particolare varietà di rafano verde giapponese è l’ingrediente primario della salsa wasabi, quella crema verde che viene sciolta nella salsa di soia per accompagnare il sushi. Prepararla è un po’ difficile, ma ormai è facilissimo trovarla in commercio.
Infine, il rafano viene accoppiato con lo zenzero per preparare tisane dimagranti e decongestionanti, basta mettere a bollire due fette di entrambe le radici, filtrare e bere ancora calde. Attenzione però: il sapore è molto piccante e può non piacere a tutti.