Alaccia salata di Lampedusa: i Presìdi Slow Food, che cos’è, proprietà e benefici, come cucinarla
Alaccia salata di Lampedusa: i Presìdi Slow Food, che cos’è, proprietà e benefici, come cucinarla
La pesca è sempre stata, assieme al turismo, l’attività più florida di Lampedusa.
Negli ultimi 5 anni però, i ciclici sbarchi di immigrati dal nord Africa hanno cambiato l’intero equilibrio dell’isola stessa.
Ma non solo, nel Canale di Sicilia arrivano flotte da pesca provenienti da diversi luoghi, quali: Mazara del Vallo, Cipro, Tripoli e Tunisi. Questo ha portato ad una concorrenza spietata per un mare ormai povero di pesce.
Per concludere poi con l’aumento del carburante che, assieme al costo del personale, grava ulteriormente sul poco pescato.
Ed è qui che compaiono i Presìdi Slow Food. Difatti proprio loro si occupano di salvaguardare la tradizione della piccola pesca, promuovendo la conservazione delle alacce.
Ma di cosa si tratta? Cosa sono le alacce di Lampedusa? Quali le proprietà e i benefici? Come poterle cucinare?
Oggi scoprirete tutto all’interno di questo articolo.
Sommario:
Presìdi Slow Food
Come anticipato poco sopra, la concorrenza dei grossi pescherecci libici, tunisini e giapponesi, poi l’aumento del carburante e gli alti costi di quello che oramai è diventato un sistema di pesca più sostenibile ma comunque meno redditizio, hanno spinto la Slow Food ad entrare in gioco e includere l’alaccia salata di Lampedusa nei propri presìdi.
Ma cosa fa esattamente la Slow Food per aiutare i piccoli pescatori di Alacce di Lampedusa?
L’aiuto è rivolto alla costruzione di laboratori appositi che consentano ai pescatori di conservare il pesce nel modo tradizionale e poi venderlo direttamente al consumatore. Si tratta di luoghi in cui il pesce viene messo sotto sale per circa 4 mesi, in grandi contenitori che possono essere di legno o fusti veri e propri. I pesci poi vengono lavati con della salamoia e messi sott’olio in vasi di vetro o latta, pronti per il consumo.
Che cos’è
L’alaccia salata di Lampedusa appartiene alla famiglia delle Clupeidae, così come le sardine e le aringhe, a cui somiglia molto, solo più grande e larga (per un massimo di 30 cm di lunghezza).
Dal corpo ricoperto di squame argentee e bianche sui fianchi, e verde scuro sul dorso, l’alaccia si distingue dalla sardina per la tipica striscia dorata che possiede su entrambi i fianchi.
Si tratta di pesce azzurro, quindi molto digeribile e con una concentrazione particolare di Omega3 e grassi buoni al proprio interno, oltre che di proteine, potassio, fosforo, sali minerali e vitamine.
La pesca delle alacce era prevalente a Lampedusa anche nell’antichità, quando la ricerca dei banchi durava sino a 3 mesi e le piccole flotte arrivavano sino alle coste della Tunisia e della Libia.
Oggi il metodo di pesca è rimasto invariato: attraverso il cianciolo, ovvero una rete a circuizione, e la lampara.
Le imbarcazioni tipiche sono particolarmente piccole, di un massimo di 22 metri, e ad oggi ne sono presenti solamente 2 rispetto la ventina usate sino agli Anni Ottanta. Tutte le altre sono state riconvertite ed utilizzano reti a strascico, che però tendono a danneggiare i fondali.
Il periodo di pesca delle alacce va da maggio a novembre, si parte verso sera e si pesca nel mare calmo della notte. La lampara viene utilizzata appositamente per attrarre il plancton e, va da se, il pesce che se ne ciba. A quel punto la rete accerchia il banco di pesce e viene poi tirata su e issata a bordo. Le maglie della rete sono larghe 2 centimetri, per un diametro totale di 150 metri di rete.
Dopo la selezione del pesce e la conservazione nel ghiaccio, sulle navi, una volta giunti al porto è prevista la pulizia e la messa sotto sale come descritto poco sopra. Tutto questo per 3 o 4 mesi, poi vi è la pulitura tramite salamoia e la conservazione sott’olio in vasetti di vetro o latta.
Al bisogno si estraggono e vengono utilizzate come condimento al naturale oppure per arricchire sughi o pesti di vario genere.
Questa speciale conservazione permette di cibarsi di questo alimento 12 mesi l’anno.
Proprietà e benefici
Il pesce azzurro in generale, ma soprattutto l’alaccia di Lampedusa, fa molto bene all’organismo e contiene un’alta percentuale di grassi buoni, soprattutto Omega3, che riescono ad abbassare i livelli di colesterolo nel sangue, fanno quindi bene al cuore, al cervello e migliorano il quadro metabolico generale dell’organismo.
Buono anche l’apporto di:
- Vitamine (A e B);
- Sali minerali (iodio, sodio, selenio, fosforo, potassio, calcio e ferro);
Ricordiamo inoltre che si tratta di pesce facilmente digeribile e con un buon apporto di proteine nobili, perfette per anziani e bambini.
Come cucinarle
Le alacce possono essere consumate in vari modi: al naturale, subito prese dall’olio di conservazione, oppure utilizzate per preparazione secondarie.
Riportiamo una tipica e semplice ricetta di Lampedusa: alacce fritte.
Ingredienti:
- 1kg di alacce;
- 200gr di farina;
- Acqua QB;
- Olio QB;
- Sale QB;
Prima di tutto si pulisce il pesce, liberandolo da testa e spina centrale, aprendolo quindi a libro. Poi si sciacqua e si fa asciugare, cospargendolo con un po’ di sale. Preparando poi una pastella con farina e acqua, si passano le alacce al suo interno e poi si friggono in abbondante olio bollente.