Il cappero è un piccolo arbusto appartenente alla famiglia delle Capparidacee, ed è conosciuto soprattutto per l’ampio impiego in cucina.
Ad uso gastronomico, vengono utilizzati i boccioli che compaiono a inizio primavera fino alla fine dell’estate. Questi vengono raccolti la mattina, quando sono chiusi e acerbi, allo stesso modo possono essere prelevati i frutti, chiamati cucunci.
I capperi più saporiti sono quelli piccoli, ma da freschi non sono hanno alcun aroma, è solo con la conservazione sottoaceto o sottosale che acquistano quel loro sapore leggermente piccante.
Sommario:
Caratteristiche della pianta
La pianta dei capperi appare come un cespuglio molto ramificato, i fusti lignei sono lunghi, dapprima eretti poi che sfiorano il suolo.
Le foglie sono quasi rotonde, carnose, verde intenso mentre i fiori sono ascellari, bianchi con stimi color viola e si sviluppano appunto dal bocciolo, il cappero. Il frutto come dicevamo è il cucuncio, verde scuro, affusolato, carnoso e pieno di piccoli semi.
La pianta va in una sorta di letargo nei mesi gelidi per poi riprendersi quando il clima si fa più temperato. Fiorisce a maggio e perdura per tutta l’estate sfiorendo in autunno.
Come coltivare il cappero
Il cappero è una pianta mediterranea che cresce bene in luoghi caldi e soleggiati, anche su rupi, addossata alle mura o vicino alle crepe. L’esposizione a Sud del punto di coltivazione è ciò che permette la sopravvivenza della pianta anche durante l’inverno.
Nel Nord Italia, le piantine giovani vanno protette dal freddo e dall’umidità, tipica dell’area geografica, mentre le piante adulte sono più resistenti.
Terreno
Il terreno ideale per coltivare il cappero è arido e calcareo, oppure sassoso o povero, ma mai umido. Prima di procedere con la semina bisogna porre sul fondo della buca uno strato di ghiaia grossolana che funge da drenante.
Per la coltivazione in vaso, invece, se si usano piante che provengono da semi, bisogna utilizzare contenitori profondi che permettano lo sviluppo delle radici. Da preferire il vaso di terracotta alto con un diametro di almeno 24 cm. Il substrato sarà calcareo, poroso e leggero e con un buon drenaggio sul fondo del vaso.
Riproduzione
È possibile ottenere più piantine tramite moltiplicazione per seme o per talea, da fare sempre in autunno. I semi vanno poggiati sul substrato, innaffiando tutti i giorni e, nel giro di un mese, si otterranno delle piccole piantine.
Se si sceglie di moltiplicare per talea, questa va posizionata in un vaso abbastanza grande pieno di una miscela di terra leggera e sabbia. La messa a dimora della pianta andrà poi fatta nella primavera successiva.
Annaffiatura e concimazione
L’acqua è importante nelle prime fasi di sviluppo delle piantine. Successivamente, non ci sarà bisogno, anzi le annaffiature possono addirittura recare danno alla pianta.
Se coltivato in vaso, il cappero va annaffiato solo in estate, durante le giornate più calde, ma all’occorrenza, ovvero, quando si nota che le foglie iniziano ad appassire.
Non c’è bisogno di concimare la pianta, a meno che il terreno non sia davvero molto pover, in tal caso, si può distribuire, a ottobre, un po’ di granulo di concime.
Quando si raccolgono i capperi
Poco prima della fioritura si può procedere alla raccolta dei boccioli, ma non tutti ovviamente, lasciare anche che la pianta fruttifichi.
Le radici possono essere raccolte in autunno, per sfruttarne le proprietà diuretiche e depurative, mentre i frutti, devono essere ben maturi prima di procedere al prelievo dalla pianta.
Capperi: proprietà e benefici
I capperi vengono coltivati da tempo immemore, ma fu nel 70 d.C. che s’incominciò a parlare delle proprietà curative del bocciolo. A scoprirlo fu Dioscoride, un farmacista greco.
Un piccolo bocciolo di cappero contiene:
- sali minerali (sodio, calcio, potassio, ferro, fosforo, selenio,magnesio, zinco, rame manganese);
- vitamine (A, B1, B2, B3, B5, B6, C, E, la K J beta-carotene);
- flavonoidi (rutina, kaempferol e quercitina);
- fibre 3,1 %;
- acqua 84 %.
Vediamo nel dettaglio i benefici dei capperi per la nostra salute:
- Diuretici: come le radici anche i boccioli sono ottimi per sgonfiarsi e depurarsi, aiutano a liberarsi dal ristagno dei liquidi e disintossicano l’organismo;
- Antispasmodici: aiutano a controllare gli spasmi dolorosi dell’addome;
- Detergenti e cicatrizzanti: per questa finalità si usano le radici, se ne fa un decotto utile a detergere e migliorare la cicatrizzazione di pieghe e ferite;
- Astringenti: l’infuso della radice è un buon rimedio contro la dissenteria;
- Ipertensivi:sono ideali per chi soffre di pressione bassa. Pertanto, chi soffre di ipertensione non deve esagerare, se vuole consumarli deve prima metterli a bagno un paio d’ore in modo che perdano l’eccesso di sale;
- Antidolorifici: masticarli allevia il mal di denti;
- Antidepressivi: fu Domenico Romoli detto Panunto (forse il cuoco segreto di Papa Giulio III) che nel 1593 in un trattato li definì contrari della melanconia;
- Antinfiammatori: in particolare raccomandati contro le emorroidi, i capperi sono utili anche a contrastare le flogosi delle articolazioni;
- Antiossidanti: aiutano a contrastare i danni dei radicali liberi;
- Antitumorali: come gran parte di cibi e spezie, c’è una minima possibilità che possano prevenire la formazione delle cellule tumorali (non curano il cancro);
- Antistaminici: in particolare, sembra che i capperi aiutino a contrastare le allergie da contatto;
- Abbassano il colesterolo: quindi, se si soffre d’ipercolesterolemia è bene aggiungere qualche cappero all’insalata. La rutina in essa contenuti, inoltre, mantiene fluido il sangue e previene le vene varicose.
Controindicazioni dei capperi
I capperi non hanno controindicazioni, se non per chi soffre di patologie renali o per i soggetti ipertesi, per ciò che riguarda il consumo sottosale a causa dei rischi collegati all’eccesso di sodio.
Si consiglia un uso moderato alle donne in gestazione e andrebbero evitati prima di sottoporsi a interventi chirurgici (fluidificano troppo il sangue).
Come conservare i capperi
I boccioli vanno puliti senza passarli sotto l’acqua, poi si lasciano asciugare all’aria aperta, ma non direttamente esposti al sole.
Dopo qualche ora si pongono in un vasetto di vetro che va coperto con aceto bianco o sale. Nel primo caso, l’aceto va cambiato ogni 2-3 mese; se si vogliono conservare sottosale, vanno prima lasciata a bagno per una notte, in modo che il gusto finale non sia troppo salato. In alternativa, è possibile utilizzare l’olio EVO.
I cucunci si conservano più o meno allo stesso modo: si possono sbollentare in un po’ di acqua e aceto, lasciati ad asciugare e poi conditi con un trito di erbe e messi sott’olio.
Dalle radici si ricavano tinture, decotti e tisane, mentre l’olio essenziale può esser utilizzato per massaggi distensivi e rilassanti.
cura l’artrite